Storia e storie di Sette Città

Matteo Sanfilippo (Università della Tuscia)

Sette Città debutta nel 1992 con un volume di Silvano Peloso, La voce e il tempo. Modelli storico-letterari della tradizione portoghese. L’anno successivo esce la ristampa anastatica della quinta edizione di Cesare Pinzi, I principali monumenti di Viterbo, pubblicato per la prima volta a Roma nel 1889 dalla Tipografia della Camera dei Deputati. Sono così poste le due missions della giovane casa editrice: la collaborazione con l’Università della Tuscia, presso la quale allora insegna Peloso, e il recupero della storia di Viterbo.

Il primo volume raccoglie infatti alcuni saggi sulla poesia orale lusitana, interpretata alla luce della lezione di Paul Zumthor, e apre un canale privilegiato con la ricerca e la didattica dell’ateneo viterbese. Nel 1994 Peloso è chiamato come ordinario alla Sapienza, ma continua a pubblicare per Sette Città concentrandosi sulla storia delle esplorazioni e della colonizzazione lusitana. Redige o cura importanti volumi quali Al di là delle Colonne d’Ercole. Madera e gli arcipelaghi atlantici nelle cronache italiane di viaggio dell’età delle scoperte (2004), contenente la prima edizione integrale della Insulae Materiae Descriptio (1532) di Giulio Landi, e la trilogia di e su il gesuita portoghese Antonio Vieira (1608-1698): Antonio Vieira e l’impero universale: la Clavis Prophetarum e i documenti inquisitoriali, 2005; La Clavis Prophetarum di Antonio Vieira. Storia, documentazione e ricostruzione del testo sulla base del ms. 706 della biblioteca Casanatense di Roma, 2009; Antonio Vieira. Celebrazioni per il IV centenario della nascita (1608-2008). Studi, contributi e documenti, 2012. Queste pubblicazioni segnano un vasto settore della produzione di Sette Città, che per altro deve il suo stesso nome alla curiosità dello studioso per il mito coloniale delle sette città d’oro.

A cavallo tra letteratura e storia sono pubblicati negli anni importanti volumi sulla cultura e lo sviluppo delle colonie portoghesi, sull’esplorazione delle Americhe, sulla nascita e la crescita delle colonie spagnole, inglesi e francesi del Nuovo Mondo, sulla trasformazione di quel mondo coloniale negli stati americani odierni. Un settore mai abbandonato dalla casa editrice che in epoca più recente approfondisce anche la vicenda delle missioni cattoliche in Europa, Africa e America, basti ricordare: Barbara Turchetta, Missio antiqua. Padre Giacinto da Vetralla nel regno del Congo, 2007; Ad ultimos usque terrarum terminos in fide propaganda. Roma fra promozione e difesa della fede in età moderna, a cura di Massimiliano Ghilardi e altri, 2014; Giovanni Pizzorusso, Governare le missioni, conoscere il mondo nel XVII secolo. La Congregazione pontificia De Propaganda Fide, 2018.

Da questo tronco deriva anche la collezione dedicata agli archivi della Santa Sede e ai materiali ivi contenuti per la storia della Francia, degli Asburgo, del Canada, degli Stati Uniti e dell’Ungheria. Qui avviene un innesto con un altro ramo importante delle edizioni Sette Città, quello coordinato da Gaetano Platania per l’Europa centro-orientale: un gran numero di volumi sono pubblicati e curati da questo studioso e dai suoi allievi, ora tutti docenti dell’ateneo viterbese: Alessandro Boccolini, Francesca De Caprio e Stefano Pifferi, nonché da docenti di tutta in Europa. Tra questi ultimi Péter Tusor lancia una collana sulle fonti italiane e la storia dell’Ungheria, mentre Massimo Carlo Giannini ne crea un’altra dedicata specificamente alle fonti per la storia moderna.

Dalla riedizione di Pinzi prende invece il via una continua curiosità per la storia e la cultura della città e della provincia di Viterbo. Inizialmente sono ripubblicati i classici della scoperta della Tuscia, antologie degli scritti di viaggiatori, romanzi e poesie di autori locali. In particolare Massimo Onofri pubblica nel 1994 Gatti e tignosi. Dizionarietto dei viterbesi, degni indegni, comunque memorandi e subito dopo inaugura la collana “Antica terra” in cui appaiono tra gli altri: Pietro Egidi, Viterbo, 1995; Cesare Brandi, In situ. La Tuscia 1946-1979: restauri, interventi, ricordi, 1996; Tuscia viaggio in un leggìo: itinerari e viaggiatori dell’immaginario nel nostro secolo, a cura di Antonello Ricci, 1998. Poi si cercano autori meno noti e così è ritrovato Volt, nome d’arte del conte Vincenzo Fani Ciotti: Volt: futurista (Viterbo 1888-Bressanone 1927), a cura di Marcello Carriero, 2006. Infine si chiedono a giovani e brillanti autori guide innovative per la conoscenza dei percorsi solitamente meno esplorati: Geraldine Meyer, Fuori luogo. Tutte le strade portano a Roma ma passano altrove, 2016; Stefano Mecorio, La mia Francigena. Due scarpe e una borraccia da Proceno a Monterosi, 2018.

Intanto “Antica terra” è rilanciata da Vincenzo De Caprio (Giambattista Brocchi, Viaggio nel Lazio: la Tuscia e l’Agro Pontino, a cura di Cinzia Capitoni, 2004). Inoltre grazie alla collaborazione di questi e di Platania si amplia il discorso sulla letteratura di viaggio, prima attraverso gli atti di appositi convegni: Esilio, pellegrinaggio e viaggio, a cura di Marco Mancini, 2004; Viaggio e paesaggio, a cura di Nadia Boccara e Gaetano Platania, 2005. Poi grazie alla creazione del Centro Interdipartimentale di Ricerca sul Viaggio (CIRIV): Compagni di viaggio e Via Cassia e via Francigena, a cura di Vincenzo De Caprio, entrambi 2008; Bagagli e oggetti da viaggio, a cura di Cinzia Capitoni, 2011; Viaggio e identità dei luoghi. Immagini della Tuscia, a cura di Stefano Pifferi, 2012; Libri di viaggio, libri in viaggio. Studi in onore di Vincenzo De Caprio, a cura di Stefano Pifferi e Cinzia Capitoni; Viaggi e viaggiatori nella Tuscia viterbese. Itinerari di idee, uomini e paesaggi tra età moderna e contemporanea, a cura di Alessandro Boccolini, 2015; Storie di viaggi, viaggi nella storia. Studi in onore di Gaetano Platania, a cura di Stefano Pifferi e Matteo Sanfilippo, 2017; Francesca De Caprio, Maria Luisa Gonzaga Nevers. Cerimonie e propaganda nel viaggio verso il trono di Polonia (1645-1646), 2018.

Se l’attenzione al viaggio trascende i confini della Tuscia, questi sono in genere rispettati dai Quaderni del Centro di ricerche per la storia dell’Alto Lazio, presieduto da Luciano Osbat: Gli archivi delle antiche diocesi di Acquapendente e di Castro, a cura di Monica Ceccariglia e Danila Dottarelli, 2011; La storia delle confraternite nel territorio viterbese. Origini, vicende, funzioni sociali e religiose, a cura di Dottarelli, 2011; Gli archivi delle chiese parrocchiali della diocesi di Viterbo, e Archivi e biblioteche ecclesiastiche: da depositi a giacimenti culturali, entrambi a cura di Luciano Osbat ed Elisa Angelone, rispettivamente 2015 e 2016. Angelone ha pubblicato quest’anno Dai Calanchi al Cimino: le chiese dell’antica diocesi di Bagnoregio e i loro archivi, che invece si inserisce in un altro progetto editoriale della casa editrice, la collana Memoria espressamente dedicata alla storia e alle ricchezze culturali del viterbese. Il volume del 2019 tiene dietro a uno di dieci anni prima curato da Angeloni, Gilda Nicolai e Daniela Parasassi, Le antiche chiese della Tuscia Romana. Quindici secoli di storia e di fede nelle diocesi dell’alto Lazio. Come rivela anche la coeva raccolta di saggi Medioevo viterbese, curata da Alfio Cortonesi e Paola Mascioli, 2009, la collana parte dall’età medievale per espandersi in quella moderna, si pensi ai libri di Annio (Annio da Viterbo e il Decretum Desiderii. Storie e miti del libero comune viterbese, 2012; Le questioni anniane. Viterbo tra realtà e finzione, 2014) e di Egidio da Viterbo (Ecloghe, 2016), tutti e tre curati da Jacopo Rubini, nonché a quelli su Bomarzo (Marco M. Melardi, Bomarzo e i suoi miti. Folklore, storia, letteratura e cultura di massa, 2015; Alfredo Giacomini, Francesco Galli, Isabella e Maria Cristinia Paolucci, Bomarzo. Intorno al sacro bosco, 2018), sui processi alle streghe (Claudia Pianura, Laurizia. La strega di Vetralla. Un processo di stregoneria, 2014) e sui giubilei (Alessandro Boccolini, Viterbo e il giubileo del 1575, 2016).

La maggior parte delle pubblicazioni della collana riguardano, però, l’Ottocento e l’età contemporanea. Al primo sono dedicati i libri di Gilda Nicolai, Lavoro, patria e libertà. Associazionismo e solidarismo nell’Alto Lazio lungo l’Ottocento, 2008, e Sandro De Amicis, Viterbo in prima pagina. Stampa, opinione pubblica e partiti a Viterbo in età liberale, 2019. Alla seconda un folto gruppo di lavori sul periodo fascista e la seconda guerra mondiale: Maria Chiara Bernardini, La classe dirigente viterbese negli anni del fascismo, 2008; Silvio Antonini, Faremo a fassella. Gli Arditi del popolo e l’avvento del fascismo nella città di Viterbo e nell’Alto Lazio (1921-1925), 2010; Domenico Faggiani, Gli enti locali in epoca fascista. Le aggregazioni: San Giovanni di Bieda diventa frazione di Bieda, 2016; Luciano Costantini, Il giorno che accecai il duce. Piccole cronache di Viterbo e la Tuscia 1940-1945, 2017, e Fuori le donne da palazzo dei Priori. Il governo di Viterbo in 40 mesi, dalla Liberazione ad Andreotti, 2018; Rinaldo Cordovani, Fastello e la sua chiesa 1931-1947, 2017.

La collana si occupa inoltre di altri aspetti della cultura nella provincia, basti pensare alle opere su Bonaventura Tecchi. Identità di una terra antica, a cura di Luigi Martellini, 2010, e La musica in chiesa. Il fondo della cappella musicale della cattedrale di Viterbo, di Deborah Guerrini, 2017. Inoltre Lucilla Manno, I restauri della loggia papale di Viterbo, 2010, apre il discorso sul recupero e lo studio dei Beni culturali, cui sono legate saggi apparsi in altre collane, quali quelli di Simona Rinaldi (Letteratura tecnica sulla scultura lapidea. Dal Rinascimento al Neoclassicismo, 2018) e di Maria Beatrice Mirri (Per una storia della tutela del patrimonio culturale, 2007; Codice dei beni culturali e del paesaggio, 2017). E sempre nell’ambito della valorizzazione dei beni culturali occorre segnalare il progetto fotografico sulla festa di Santa Rosa, organizzato da Giovanni Fiorentino nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro delle scuole superiori di Viterbo: Il bianco e il rosso. Dentro Santa Rosa, 2017; Santa Rosa, le persone e le cose. Santa Rosa, le cose e le persone, 2018. Qui abbiamo da un lato, l’attenzione alla didattica più innovativa, che risalta anche da CLIL alla Tuscia. Progetti, prodotti e riflessioni dai corsi di formazione, a cura di Alba Graziano, Fabio Ciambella, Daniela Cuccurullo, 2018. Dall’altro, la curiosità per le vicende culturali più recenti, ben esemplificata da Daniele Guglielmi, Rumore, sudore e vecchie cassette. Viterbo e il rock ad alto volume, 2018.

Questa cura per quanto è avvenuto di recente nella città e nella provincia risalta anche in molti volumi della collana Biblioteca, basti pensare alle analisi antropologiche di Sandra Puccini e Marcello Arduini, Dal locale al globale. Prospettive antropologiche tra passato, presente e futuro, 2016, e del solo Arduini, Il filo del racconto. Fiabe orali dell’alto Lazio, 2003 nonché agli studi delle migrazioni laziali da Maria Rosa Protasi, Emigrazione ed immigrazione nella storia del Lazio dall’Ottocento ai giorni nostri, 2010, ai due volumi su Piccole e grandi migrazioni, 2009 e 2011, dedicati all’area fra Arno e Tevere. Inoltre molti degli spunti appena ricordati sono approfonditi nelle riviste a stampa e digitali della casa editrice: Archivio storico dell’emigrazione italiana fondato e diretto da Emilio Franzina e Matteo Sanfilippo, Eastern European History Review fondata e diretta da Alessandro Boccolini e Gaetano Platania, L’Ottavo fondato e diretto da Emanuele Paris, Officina della storia fondata da Maurizio Ridolfi e ora diretta da Giovanni Fiorentino e Sante Cruciani. Inoltre non bisogna dimenticare il progetto di censimento delle associazioni d’arma e patriottiche di Viterbo Memorass, diretto da Gilda Nicolai e Letizia Calagna.

Come si vede l’offerta e il lavoro della casa editrice per far conoscere il presente e il passato del territorio nel quale opera sono stati enormi. Ma giova anche ricordare che egualmente notevole è stata la produzione in altri settori scientifici: matematica, economia, linguistica, pedagogia, informatica umanistica. In un quarto di secolo Sette Città non ha forse trovato l’oro legato alla leggenda, ma ha duramente faticato per farlo trovare ai suoi lettori.